“Come avvelenare una persona”: le ricerche di Giada Crescenzi, accusata dell’omicidio della suocera

"Come avvelenare una persona" e "come togliere il sangue dal materasso": non sono passate inosservate le ricerche su Google di Giada Crescenzi, la donna accusata dell'omicidio di Stefania Camboni. Secondo i carabinieri del Nucleo investigativo di Ostia che indagano sul caso è stata lei a uccidere la suocera nel sonno con quindici coltellate: un'ipotesi che, date le ricerche su Google, appare sempre di più come una certezza. È stata la donna stessa, ascoltata dagli investigatori nell'immediatezza dei fatti, ad ammettere che con la 60enne i rapporti erano tesi. Non a caso negli ultimi giorni aveva pubblicato numerosi post sui social in cui cercava disperatamente un'altra sistemazione: "Siamo in una situazione critica, dobbiamo andarcene, dormiamo anche per terra", scriveva Crescenzi. Parole che oggi appaiono quantomeno sospette dato quanto accaduto e che mostrano come i rapporti tra le due donne fossero più che conflittuali.

La ricostruzione dell'omicidio di Stefania Camboni
Camboni è stata uccisa molto probabilmente nella notte tra il 14 e il 15 maggio. La donna ha cenato insieme a Crescenzi e al figlio, che poi è andato a lavorare, ed è poi andata a dormire nella sua stanza, che si trovava in un piano diverso dalla camera dove dormivano il figlio e la nuora. I tre, infatti, vivevano insieme nella villetta di Fregene, cosa che aveva contribuito ad alimentare screzi e dissapori. In casa è rimasta solo Crescenzi. Alle 7.10 del mattino il figlio è rientrato: ai militari ha detto di aver trovato la casa a soqquadro e di essere andato immediatamente a svegliare Crescenzi, per poi scoprire il corpo della madre riverso nel letto. Nessuno dei due ha toccato nulla, e sono subito andati in caserma per allertare i carabinieri.

I dubbi sulla versione di Giada Crescenzi
Ai militari Giada Crescenzi ha detto di non c'entrare nulla con il delitto, e di non essersi accorta di nulla dato che dorme con i tappi alle orecchie. Una versione ritenuta molto poco credibile dagli investigatori, che hanno poi notato come le versioni della donna e del compagno discordassero in modo sospetto su alcuni punti, decisivi per le indagini, come la presenza o meno di sangue alla vista del cadavere. Accertamenti sono in corso anche sul figlio della donna, che al momento dell'omicidio si trovava al lavoro.